Creature oscure fra Toscana e Val d'Aosta in "Cronache dalle tenebre" di Simone Falorni
By TBS • The Book Seeker - 12.9.18
Perché un vampiro lo si può ritrovare anche in una tranquilla Firenze di metà Ottocento.
Anche più di uno, a dir la verità.
A dirla proprio tutta, la verità, nella nostra amena penisola che già di suo non si fa mancare antiche leggende più o meno da brivido, oltre ai vampiri si potrebbero anche incrociare lupi mannari in notti di luna piena, non-morti mezzi decomposti e sirene dalla voce soave e dagli appetiti un tantino... particolari.
Simone Falorni • Cronache dalle tenebre Lilìt Books • 13 giugno 2017 brossura • 160 pagine • € 15.00 • amazon.it |
Narrato in prima persona quasi come una via di mezzo fra il diario e l'intervista (e proprio per questo mi ha ricordato molto il classico Dracula di Bram Stoker ma anche Intervista col vampiro di Anne Rice, cui Falorni si è chiaramente ispirato), questo fantasy gotico ha come protagonista Alberto Lampredi, trentaquattrenne, credente, timorato di Dio, di famiglia benestante.
Alberto si ritrova a vivere un lutto terribile: una mattina trova sua madre, nel letto, agonizzante, che dopo pochi minuti muore tra le sue braccia. Essendoci tra i due un legame fortissimo, Alberto è devastato e si rifugia nel lavoro all'azienda tessile di famiglia e nella preghiera, nella speranza di riuscire a superare il dolore.
Ed è proprio il suo profondo dolore che attira, come una calamita, Rodrigo Attanasio, un vampiro originario del Sud Italia, il quale una notte rimane letteralmente folgorato da Alfredo e così gli tende un agguato, si nutre del suo sangue fino ad ucciderlo e lo porta a completare la metamorfosi da essere vivente a vampiro nella sua villa di proprietà.
Gli occhi, senza ombra di dubbio, subirono una metamorfosi radicale. Brillavano come se avessi avuto la febbre alta. Sembravano due pietre preziose incastonate nella mia faccia. Quel color nocciola emanava una luminosità che non mi era mai stata propria in vita. Di fronte a quello specchio, di fronte alla mia immagine riflessa, mi perdevo nella nuova intensità dei miei occhi.Inizia così il rapporto fra Alfredo e Rodrigo, un rapporto tenero e appassionato, fatto di rivelazioni, insegnamenti sulla natura dei vampiri e di tante altre creature di cui Alfredo non avrebbe mai immaginato l'esistenza, segreti, misteri e terribili pericoli dal passato. Un rapporto che, di nuovo, a tratti ricorda quello fra Lestat e Louis dei romanzi della Rice, tanto che ad un certo punto mi aspettavo quasi di veder spuntare un bambino o una bambina inquietante quasi quanto Claudia.
Concentrandosi quindi sui rapporti tra i vampiri e sui legami che si instaurano fra di loro ma anche con altre creature molto lontane da loro, Falorni coglie l'occasione per lanciare stoccate non molto velate all'ipocrisia umana, dimostrando come l'amore sia anche qui, nonostante il contesto alquanto sovrannaturale, in grado di superare qualsiasi differenza o apparente ostacolo sorto a causa di superficiali preconcetti.
Ho molto apprezzato il lessico utilizzato dall'autore, perfettamente verosimile e in accordo con l'epoca in cui si svolge la vicenda - da metà Ottocento, appunto, fino agli anni '50 del Novecento -, un po' meno i vampiri atei. Si è sentita parecchio la mancanza di quella natura sacrilega e demoniaca dei vampiri "canonici", quelli che rifuggono chiese, crocifissi ed acqua santa più o meno come la sottoscritta rifugge Pomeriggio Cinque.
A tratti frettoloso (mi sarebbe piaciuto, ad esempio, scoprire di più del processo di metamorfosi di Alberto, di ciò che lui prova, di come si abitua gradualmente a padroneggiare un corpo così diverso da quello di prima), questo romanzo avrebbe avuto bisogno di essere un po' più lungo e "costruito", in modo da avere basi più solide per reggere così tanta carne al fuoco.
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