Orologi rossi: femminilità, maternità ed i loro infiniti volti nella distopia di Leni Zumas

Orologi rossi Leni Zumas
Ci sono diversi fattori che entrano in gioco quando si tratta di capire se il libro che sto leggendo mi sta facendo impazzire oppure no, se meriterà poi le cinque stelline oppure no. Certo, c'entra anche il non vedere l'ora di tornare a casa per continuare la lettura, c'entra l'innamorarsi dei personaggi... ma più di tutto, ciò che davvero mi fa capire di aver trovato una perla nell'oceano di libruncoli mediocri è quanto questo riesce ad estraniarmi dall'ambiente circostante.
Nel caso di Orologi rossi di Leni Zumas, si sta parlando di un romanzo che è stato in grado di assorbirmi completamente persino mentre ero in sala d'attesa dal parrucchiere, con un prepotente sottofondo di musica gggiovane da Spotify mescolata ad asciugacapelli a pieno regime e chiacchiere a tutto volume a sovrastare il resto. Ho detto tutto.

Orologi rossi Leni Zumas
Leni Zumas Orologi rossi
Bompiani • 28 marzo 2018
brossura • 400 pagine • € 18.00 • amazon.it
In una nazione in cui, nell'Anno Domini 2018, massimi esponenti di Chiesa e governo si lasciano ancora andare a dichiarazioni in cui l'aborto viene paragonato al nazismo o giù di lì e in cui la legge 194/78 viene ancora contestata a quarant'anni dalla sua approvazione, un romanzo come Orologi rossi rientra appieno fra le letture imprescindibili.
Sul filone de Il racconto dell'ancella della Atwood (ma, a mio parere, persino superiore a questo), la Zumas ci offre una distopia particolarmente disturbante, perché vicinissima a noi ed al contesto in cui viviamo.

Attraverso il punto di vista di Ro, Mattie, Susan e Gin scopriamo quattro degli infiniti modi in cui femminilità e maternità possono essere intese e vissute, checché ne dica chi ancora si ostina a voler porre dei paletti all'autodeterminazione del genere femminile.
Queste quattro donne, tutte di età, vissuto ed aspirazioni diverse, vivono a Newville, piccola cittadina portuale dell'Oregon, molto vicina alla nota Salem, passata alla storia per una sanguinaria caccia alle streghe culminata con i processi del 1692.

Negli U.S. of America in cui si svolge la vicenda è appena passato l'Emendamento sullo stato di persona, che stravolge completamente il modo in cui una donna può vivere una gravidanza: il diritto alla vita viene riconosciuto addirittura a partire dal concepimento, tanto che l'aborto, in qualunque momento della gestazione venga effettuato, è ritenuto un vero e proprio omicidio. La fecondazione in vitro, inoltre, è stata dichiarata illegale, perché effettuata senza il consenso degli embrioni e, come se non bastasse, sta per entrare in vigore una legge che impedisce alle persone non coniugate di adottare bambini.
Quand'era successo, lei insegnava tranquillamente storia. Si era svegliata una mattina con un presidente eletto per il quale non aveva votato. Quest'uomo pensava che le donne che avevano un aborto spontaneo dovessero pagare i funerali per il tessuto fetale, e che un tecnico di laboratorio che faceva cadere un embrione per sbaglio durante un trasferimento in vitro fosse reo di omicidio colposo. La biografa aveva sentito dire che sui prati del complesso per pensionati di Orlando dove viveva suo padre si gioiva. Per le strade di Portland si manifestava. A Newville quiete salmastra.
Oregon Coast 2016 Hannah Kemp
The Coast//Oregon August 2016 by Hannah Kemp
La totale indifferenza nei confronti del corpo, dei desideri e delle preoccupazioni di una donna si ripercuote in modi diversi ma ugualmente drammatici sulle vite delle quattro protagoniste.

Ro è un'insegnante di storia, single, che ha passato la quarantina e che più di ogni altra cosa desidera avere un figlio. Non ha moltissimo tempo a disposizione, e l'unica alternativa legale che le rimane è l'inseminazione intrauterina.

Mattie è una liceale sedicenne che una notte, nonostante non sia molto da lei, si lascia andare nell'auto di un suo compagno di scuola particolarmente superficiale con cui ha un rapporto non protetto. Non ci vorrà molto prima di essere mollata. E prima di scoprire di avere un ritardo.

Susan è sposata, con due figli piccoli, non lavora e in apparenza ha tutto ciò che si ritiene una donna possa desiderare, se non fosse che si sente intrappolata nel suo matrimonio e che suo marito Didier è contrario alla terapia di coppia. Per quanto ami i suoi figli, per quanto sia felice di essere loro madre, ha un disperato bisogno di prendere delle profonde boccate d'aria, di alcuni momenti di solitudine solo per lei.

Gin, infine, è una trentenne stramba, solitaria, che vive nei boschi, lontana dal centro abitato. Conosce a fondo i segreti della natura, e con tutto ciò che l'ecosistema dell'Oregon le offre prepara intrugli e unguenti per chiunque si rivolga a lei nel tentativo di risolvere problemi di vario tipo, dalle verruche a... gravidanze indesiderate.

Orologi rossi non è un libro facile: è crudo, spesso allusivo, con simil-flussi di coscienza qua e là, ma basta leggerlo con un po' più d'attenzione per entrare nel meccanismo e lasciarsi assorbire.
Se, come vi dicevo prima, vi è piaciuto Il racconto dell'ancella, se sguazzate nei distopici come capodogli nelle acque dell'Oregon (paragone per niente casuale), se non riuscite a resistere a qualunque libro tratti tematiche femminili, questo è il romanzo che fa per voi!
Voto
L'autrice
Leni Zumas è autrice della raccolta di racconti Farewell Navigator e del romanzo The Listeners, finalista all’Oregon Book Award. Insegna scrittura creativa alla Portland State University. Orologi rossi è il suo primo libro pubblicato in Italia.

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