Samia Yusuf Omar: la guerra, le Olimpiadi, la pacchia

Non dirmi che hai paura Giuseppe Catozzella
Chi odia i migranti è perché ci ritrova sé stesso.
Questo è un blog in cui si parla di libri.
Ma nei libri ci sono sentimenti, vicissitudini, vite intere, persone.
Quindi in un blog in cui si parla di libri si parla anche di persone, delle loro vite, di come queste vite procedano in discesa o in salita a seconda dei casi, di culture, di società.

Giuseppe Catozzella è uno di quelli che certa gente, la stessa gente che cambia le carte in tavola in base alla convenienza e stravolge i significati delle parole, non esiterebbe a definire buonista.
Giuseppe Catozzella è uno scrittore che nel 2014 ha pubblicato il romanzo Non dirmi che hai paura, diventato best-seller in breve tempo, grazie al quale si aggiudica diversi premi (dallo Strega Giovani al Premio Carlo Levi), arriva finalista al Premio Strega di quell'anno e viene nominato Ambasciatore per l'Agenzia ONU per i Rifugiati dalle Nazioni Unite.
Quindi, insomma, non stiamo parlando del primo che capita, ma di uno che quando parla di migranti lo fa con cognizione di causa.

Catozzella nel 2012 viene a conoscenza della storia di Samia Yusuf Omar, ragazzina somala di Mogadiscio col sogno di diventare una velocista e correre alle Olimpiadi fin da quando era piccolissima.
In quell'anno a Londra si disputano i Giochi della XXX Olimpiade.
In quell'anno Samia muore nel Mediterraneo nel tentativo di arrivare in Europa e partecipare ai Giochi Olimpici per rifarsi dell'ultimo posto a quelli di Pechino del 2008.

Non dirmi che hai paura Giuseppe Catozzella
Giuseppe Catozzella
Non dirmi che hai paura

Feltrinelli • gennaio 2014
brossura • 240 pagine • € 15.00 • amazon.it
Intervistando Hodan, sorella maggiore di Samia, Catozzella scopre che la piccola velocista in realtà era sempre stata irremovibile su un punto: non avrebbe mai lasciato la Somalia, non avrebbe mai intrapreso quello che tutti chiamavano semplicemente il Viaggio, ma avrebbe fatto di tutto per diventare la migliore velocista della Somalia e poter gareggiare a livello internazionale per il suo Paese, per le sue connazionali musulmane, apparendo in mondovisione senza il velo.

Nonostante a tratti faccia capolino la sua impronta da uomo bianco, occidentale, europeo, con questo suo romanzo-inchiesta l'autore riesce a ridare voce a Samia, permettendoci di scoprire molte delle sfaccettature del suo carattere, i suoi sogni, le sue paure, le sue passioni. Scopriamo, per esempio, la sua forte attrazione verso il mare, da spiare però solo stando il più possibile lontani dalla spiaggia, spazio troppo aperto in cui si poteva diventare facile bersaglio dei cecchini.
Scopriamo che Samia considerava la guerra la sua sorella maggiore, perché iniziata prima della sua nascita, e che quindi non aveva mai conosciuto una Somalia in pace.
Vediamo Samia crescere, allenarsi senza scarpette adeguate né degli esercizi mirati né un'alimentazione che le permettesse di sviluppare completamente i muscoli, entrando di straforo, di notte, nel vecchio stadio crivellato di proiettili di Mogadiscio. E poi le promesse fatte al suo aabe, suo padre, di diventare una campionessa, e poi le canzoni sulla libertà composte da sua sorella Hodan, e poi gli sguardi completamente trasformati, più freddi ed assenti, di chi entrava in Al-Shabaab, il gruppo jihadista somalo. E poi le gare, le prime vittorie, Pechino.

E poi il Viaggio, talmente inumano, talmente assurdo, talmente degradante che chi l'aveva già compiuto non riusciva mai a trovare parole per descriverlo.
Cascassero sulle vostre teste mille chili di merda infetta e per sempre vi sommergessero.
Se pensate che sia possibile ribattezzare come buonismo tutto ciò che invece è solidarietà, empatia, umanità; se siete d'accordo con il parlare di pacchia in merito alla questione migranti; se pensate sia giusto, etico, umano lasciare per ventiquattro ore più di seicento persone fra cui donne incinte, bambini piccolissimi, persone ustionate ed altre a rischio ipotermia su una nave a trenta miglia dalle coste italiane (mentre sto scrivendo, la questione non si è ancora completamente risolta), allora la storia di Samia non leggetela. Davvero, non è il libro per voi: si tratterebbe solo di una perdita di tempo, vi scivolerebbe addosso e non vi lascereste scalfire nemmeno da una delle parole di Catozzella.

Tutti gli altri si procurino Non dirmi che hai paura e lo leggano.
Samia Jusuf Omar
Samia Yusuf Omar alle olimpiadi di Pechino del 2008
Dal canto mio, mi ritrovo ormai divisa in due. C'è una parte di me, quella più aspra, realista e disincantata, che spera fortemente che la situazione precipiti il più rapidamente possibile, perché pensa che non ci sia rimasta nessuna alternativa per tirarci fuori da questo lungo incubo appiccicoso come melassa. Solo lo schifo vero, quello totale, quello atroce potrebbe risvegliare chi in queste ore sta dando il peggio di sé sui social network, rincoglionito da mesi e anni di slogan grondanti odio e terrore del diverso.

L'altra parte di me è quella che sta scrivendo questa recensione - che poi si è trasformata in qualcosa di un po' diverso -, che pensa che tutti quelli che stanno dall'altra parte, quelli che si ricordano del vero significato delle parole, dovrebbero far sentire prepotentemente, incessantemente la propria voce per non far mai dimenticare a certi "capitani" che siamo tanti e che non ci facciamo intimorire né scoraggiare quando le nostre idee vengono liquidate con aria di sufficienza.
Sempre, comunque, dalla parte di Samia, di Ilaria Cucchi, del sindaco di Riace, di quelli che sono stati definiti fritti misti da chi ha la mente troppo poco elastica per comprendere che il paragone non regge e non reggerà mai. Perché il fritto misto è buono assai.
Voto
L'autore
Giuseppe Catozzella scrive su numerose testate e ha pubblicato il libro in versi La scimmia scrive e i romanzi Espianti (Transeuropa, 2008), Alveare (Rizzoli, 2011; Feltrinelli, 2014), da cui sono stati tratti molti spettacoli teatrali e un film, Non dirmi che hai paura (Feltrinelli, 2014; vincitore del premio Strega Giovani 2014; finalista al premio Strega 2014; vincitore del premio Carlo Levi 2015), tradotto in tutto il mondo e da cui è in lavorazione un film, e Il grande futuro (Feltrinelli, 2016). Giuseppe Catozzella è Goodwill Ambassador Onu.

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