A New Week Incipit 📖 Lui è tornato - Timur Vermes
By TBS • The Book Seeker - 24.9.18
A New Week Incipit gioca con la parola incipit, appunto, sostantivo che deriva dal verbo latino incipere (incominciare). Quale giorno della settimana poteva mai essere dedicato a questa rubrica se non il lunedì?
E quale modo migliore per iniziare una nuova settimana se non quello di proporvi un assaggino di un libro riportandovi qui il suo inizio, sperando di stuzzicare il vostro appetito letterario?
Buon lunedì a tutti e buon inizio di quest'ultima settimana di settembre!E quale modo migliore per iniziare una nuova settimana se non quello di proporvi un assaggino di un libro riportandovi qui il suo inizio, sperando di stuzzicare il vostro appetito letterario?
Per l'A New Week Incipit di oggi ho scelto un libro molto particolare, dissacrante e scioccante al tempo stesso, di cui sicuramente avete sentito parlare: si tratta infatti di Lui è tornato di Timur Vermes, rimasto al centro dell'attenzione per parecchio tempo come libro prima e come film poi, uscito nel 2016 con il credibilissimo Oliver Masucci nei panni di Adolf Hitler (lo trovate su Netflix).
Giusto per dovere di cronaca, menziono così, en passant, la spudoratissima copia tutta italiana dal titolo Io sono tornato, del 2018, con Frank Matano e Massimo Popolizio, che riprende praticamente pari pari la trama dell'originale, semplicemente sostituendo Hitler con Benito Mussolini.
Film che, ça va sans dire, mai oserò guardare, ma che vi cito semplicemente perché ho visto troppa gente non sapere dell'esistenza dell'originale tedesco e men che meno del romanzo di Vermes, che invece è davvero imperdibile e godibilissimo.
Ecco il suo incipit seguito dalla sua scheda completa di trama e qualche info sull'autore e, se non l'avete mai letto, fatemi sapere se vi è venuta voglia di recuperarlo!
Di sicuro è il popolo che mi ha sorpreso di più. Eppure ho fatto davvero tutto ciò che era umanamente possibile per distruggere la sua futura esistenza su questo suolo profanato dal nemico. Ponti, centrali elettriche, strade, stazioni ferroviarie: avevo ordinato che tutto ciò fosse distrutto. E adesso so anche quando: era marzo. Penso di essermi espresso molto chiaramente al riguardo. Tutte le strutture di approvvigionamento dovevano essere distrutte: centrali idriche, reti telefoniche, impianti di produzione, fabbriche, officine, fattorie... Insomma, quasiasi cosa che avesse un qualche valore. Tutto! E intendevo davvero tutto! In certi casi bisogna procedere con meticolosità; un simile ordine non deve lasciare spazio ad alcun dubbio di sorta. Perché altrimenti si sa cosa succede: un soldato semplice - il quale, comprensibilmente, non possiede una visione strategica generale e non conosce i risvolti tattici riguardanti la zona del fronte in cui si trova - arriva e dice, per esempio: "Ma devo proprio appiccare il fuoco anche a questa edicola? Non potremmo lasciarla nelle mani del nemico? Sarebbe davvero terribile se venisse presa dai nostri avversari?" Certo che sarebbe terribile! Anche il nemico legge i giornali! E li commercia! Così userà anche questa edicola contro di noi, come tutto ciò di cui s'impadronirà! Ribadisco: tutti gli oggetti aventi anche il pur minimo valore devono essere distrutti. Non solo le case, ma anche le porte. E le maniglie. E poi anche le viti - e non solo quelle grandi. Bisogna svitarle e piegarle senza pietà. La porta deve essere frantumata, ridotta in segatura. E poi bruciata. Perché altrimenti sarà il nemico a entrare e uscire inesorabilmente da quella porta, a proprio piacimento. Ma con una maniglia rotta e delle viti storte e nient'altro che un mucchio di cenere, buon divertimento signor Churchill! E comunque, queste esigenze sono una brutale conseguenza della guerra: questo l'ho sempre avuto ben chiaro. Pertanto il mio ordine non avrebbe potuto essere diverso, anche se i retroscena erano differenti.
Almeno in origine.
Era innegabile che verso la fine dell'epica lotta contro gli inglesi, il bolscevismo e l'imperialismo, il popolo tedesco si era dimostrato inferiore. E perciò - lo dico con schiettezza - aveva perso il diritto di continuare a esistere, persino allo stadio primitivo della caccia e della cerca di bacche e radici.
Di conseguenza, aveva perso anche ogni diritto di possedere centrali idriche, ponti, strade. E anche maniglie. Ecco perché ho impartito quell'ordine. Comunque, ho agito anche per amor di completezza, perché, le volte che mi capitò di uscire e passeggiare nei pressi della cancelleria del Reich, ebbi l'inconfutabile consapevolezza che le fortezze volanti degli americani e degli inglesi avevano già svolto una gran parte del lavoro presupposto dalla mia direttiva. In seguito, naturalmente, non ho verificato se il mio ordine era stato eseguito nei dettagli. Come si può immaginare, ero molto occupato con la vittoria degli americani a occidente, l'avanzata dei russi da oriente, oltre che con il progetto per lo sviluppo urbanistico di Germania, la futura capitale mondiale. Secondo i miei calcoli, però, la Wehrmacht sarebbe dovuta riuscire a distruggere almeno le rimanenti maniglie ancora utilizzabili. E quindi questo popolo non avrebbe più dovuto esistere.
Invece è ancora qui - posso vederlo con i miei occhi.
È qualcosa di piuttosto inspiegabile.
D'altra parte, anch'io sono qui - e questo è un fatto che capisco ancora meno.
Scheda libro
Timur Vermes • Lui è tornato
Bompiani • 26 luglio 2017 • brossura • 448 pagine • € 13.00 • amazon.it
Estate 2011: Adolf Hitler si sveglia in uno dei campi incolti e quasi abbandonati del centro di Berlino. Sessantasei anni dopo la sua fine nel bunker, Adolf si trova catapultato in una realtà diversa: la guerra sembra finita, nessuna traccia di truppe e commilitoni, si respira un'aria di pace e al timone del paese c'è una donna. E così, contro ogni previsione, Adolf inizia una nuova carriera, in televisione: non è un imitatore né una controfigura, interpreta sé stesso e non fa né dice nulla per nasconderlo. Anzi, è tremendamente reale. Eppure nessuno gli crede: tutti lo prendono per uno straordinario comico, e lo imitano.
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