Mi hai fregata, Wulf Dorn.
Eggià.
Perché io, credendomi tanto furbastra, ti ho sottovalutato e pensavo davvero di averti sgamato, indovinando già a pagina 152 dove saresti andato a parare con il tuo La psichiatra.
Già pregustavo il momento in cui avrei scritto, in questa recensione, che un thriller in cui si scopre il colpevole con così tanto anticipo ha fallito.
Scema che non sono altro.
Perché, puntuale - e giuro che il colpo l'ho accusato tutto - è arrivato il mega plot twist che, se non avessi letto questo romanzo un po' troppo distrattamente, avrei anche potuto prevedere. Santoddìo, BASTAVA OSSERVARE LA COPERTINA.
Ma procediamo con calma ed iniziamo a parlare de La psichiatra come se stessimo camminando sulle uova, dato che il rischio di spoiler è abbastanza elevato.
Protagonista di questo thriller psicologico ambientato nella Germania meridionale è Ellen Roth, giovane donna che lavora come psichiatra (...non ve l'aspettavate, eh?) alla Waldklinik, struttura specializzata in, appunto, psichiatria.
Per Ellen è un periodo particolarmente duro: si sente stanca, sotto pressione e, come se non bastasse, Chris, suo collega e compagno, è appena partito per una vacanza di un paio di settimane in un'isola deserta dell'Australia, un posto perfetto per chi vuole allontanarsi dal civilizzatissimo mondo occidentale e disintossicarsi dalla tecnologia.
Prima di partire, Chris le affida un CPI, un Caso Particolarmente Interessante, e così Ellen si ritrova faccia a faccia con una donna appena ricoverata in clinica: è sporca, maleodorante, palesemente terrorizzata e raggomitolata su se stessa, ricoperta di ecchimosi, graffi, tagli, insomma segni evidenti di torture indicibili. Con cautela, Ellen riesce a sbloccarla quel tanto che basta per riuscire a farla parlare, scoprendo così che quella donna, in costante allerta, si sente minacciata da quello che lei chiama l'Uomo Nero. Ma non solo: con gli occhi sgranati e quella sua strana voce da bambina avverte Ellen di stare attenta, perché sicuramente quest'Uomo Nero inizierà a cercare anche lei.
Turbata, Ellen lascia la clinica alla fine del turno, ma al suo ritorno, il giorno dopo, troverà quella stanza completamente vuota. Della donna non c'è più traccia, nessuno del personale l'ha vista arrivare o andarsene e le uniche prove che sia realmente stata in quella struttura sono gli appunti di Chris e la relazione scritta da Ellen stessa.
Sentendosi responsabile e volendo a tutti i costi mettere quella donna fuori pericolo, Ellen si mette sulle sue tracce, decisa a ritrovarla, nonostante i terribili incubi che iniziano a tormentarla quasi tutte le notti. A peggiorare la situazione, si aggiunge un'aggressione da parte di quello che sembra proprio essere l'Uomo Nero di cui sopra, che la sorprende alle spalle: Ellen non riesce a guardarlo in faccia, ma viene da lui caldamente invitata a risolvere questo caso entro tre giorni.
E qui direi che mi fermo, ché più vado avanti e più diventa difficile evitare di darvi informazioni che potrebbero rovinarvi la lettura, nel caso in cui aveste voglia di leggere questo libro.
Restiamo sul vago: è indubbiamente affascinante ciò che Dorn evidenzia circa la mente umana e le sue incredibili ed imprevedibili capacità di mettere a tacere dei traumi impossibili da gestire, pressandoli e spingendoli a forza negli angoli più bui. È in grado addirittura di creare una tabula rasa sotto cui nasconderli, e su cui costruire realtà più accettabili. Il problema sorge quando queste realtà "artificiali" si sgretolano, facendo uscire ciò che era contenuto in quel denso buco nero, a causa di un trigger: un dettaglio, una cosuccia, un elemento apparentemente banale in grado però di innescare un'esplosione a catena che manda all'aria la nostra sanità mentale.
Su questo, appunto, nulla da eccepire. Il problema è che questo thriller non mi ha catturata come avrebbe dovuto. Più che ansia ed inquietudine, provate nemmeno troppo intensamente in un paio di passaggi all'inizio, ciò che ho davvero avvertito durante la lettura è stato vero e proprio disagio. Se l'intenzione dell'autore era proprio questa, bersaglio centrato in pieno. Se l'intento era quello di terrorizzare... meh. Non proprio.
Innanzitutto l'impressione è che manchino dei passaggi necessari alla comprensione di ciò che sta accadendo, o di ciò che la protagonista sta provando in determinati momenti, e questo avviene sia nello svolgersi della storia sia alla fine, quando tutti gli incasinatissimi pezzi del puzzle dovrebbero andare al loro posto.
Inoltre - ma spero sia solo perché credevo che il romanzo stesse andando in una direzione diversa - mi è sembrato che Ellen seguisse dei ragionamenti troppo forzati, non del tutto chiariti con la risoluzione del caso. Dopo l'aggressione dell'Uomo Nero, ad esempio, non sembra sconvolta come sarebbe naturale essere, ed userei un eufemismo definendo avventato ed irresponsabile il suo comportamento da quel momento in poi.
È il mio primo approccio con Wulf Dorn, e credo che ne La psichiatra, suo libro d'esordio, sia abbastanza evidente uno stile ancora immaturo e un po' banalotto, che spero si sia affinato nei suoi lavori successivi. Se avete letto altro di quest'autore (soprattutto Incubo e Gli eredi, che mi sconfinferano abbastanza), fatemi sapere nei commenti se i suoi lavori più recenti sono migliori, e anche cosa ne pensate di questo suo primo libro.
Intanto vi lascio con una piccola novità, un'ideuzza frivola venutami mentre spulciavo Polyvore: Ellen è una giovane donna, sportiva, amante dei gatti, fragilissima sotto la sua scorza dura... ed ecco come me la sono immaginata! Che dite, corrisponde? 😄
Eggià.
Perché io, credendomi tanto furbastra, ti ho sottovalutato e pensavo davvero di averti sgamato, indovinando già a pagina 152 dove saresti andato a parare con il tuo La psichiatra.
Già pregustavo il momento in cui avrei scritto, in questa recensione, che un thriller in cui si scopre il colpevole con così tanto anticipo ha fallito.
Scema che non sono altro.
Perché, puntuale - e giuro che il colpo l'ho accusato tutto - è arrivato il mega plot twist che, se non avessi letto questo romanzo un po' troppo distrattamente, avrei anche potuto prevedere. Santoddìo, BASTAVA OSSERVARE LA COPERTINA.
Ma procediamo con calma ed iniziamo a parlare de La psichiatra come se stessimo camminando sulle uova, dato che il rischio di spoiler è abbastanza elevato.
Protagonista di questo thriller psicologico ambientato nella Germania meridionale è Ellen Roth, giovane donna che lavora come psichiatra (...non ve l'aspettavate, eh?) alla Waldklinik, struttura specializzata in, appunto, psichiatria.
Per Ellen è un periodo particolarmente duro: si sente stanca, sotto pressione e, come se non bastasse, Chris, suo collega e compagno, è appena partito per una vacanza di un paio di settimane in un'isola deserta dell'Australia, un posto perfetto per chi vuole allontanarsi dal civilizzatissimo mondo occidentale e disintossicarsi dalla tecnologia.
Prima di partire, Chris le affida un CPI, un Caso Particolarmente Interessante, e così Ellen si ritrova faccia a faccia con una donna appena ricoverata in clinica: è sporca, maleodorante, palesemente terrorizzata e raggomitolata su se stessa, ricoperta di ecchimosi, graffi, tagli, insomma segni evidenti di torture indicibili. Con cautela, Ellen riesce a sbloccarla quel tanto che basta per riuscire a farla parlare, scoprendo così che quella donna, in costante allerta, si sente minacciata da quello che lei chiama l'Uomo Nero. Ma non solo: con gli occhi sgranati e quella sua strana voce da bambina avverte Ellen di stare attenta, perché sicuramente quest'Uomo Nero inizierà a cercare anche lei.
Turbata, Ellen lascia la clinica alla fine del turno, ma al suo ritorno, il giorno dopo, troverà quella stanza completamente vuota. Della donna non c'è più traccia, nessuno del personale l'ha vista arrivare o andarsene e le uniche prove che sia realmente stata in quella struttura sono gli appunti di Chris e la relazione scritta da Ellen stessa.
Sentendosi responsabile e volendo a tutti i costi mettere quella donna fuori pericolo, Ellen si mette sulle sue tracce, decisa a ritrovarla, nonostante i terribili incubi che iniziano a tormentarla quasi tutte le notti. A peggiorare la situazione, si aggiunge un'aggressione da parte di quello che sembra proprio essere l'Uomo Nero di cui sopra, che la sorprende alle spalle: Ellen non riesce a guardarlo in faccia, ma viene da lui caldamente invitata a risolvere questo caso entro tre giorni.
E qui direi che mi fermo, ché più vado avanti e più diventa difficile evitare di darvi informazioni che potrebbero rovinarvi la lettura, nel caso in cui aveste voglia di leggere questo libro.
Restiamo sul vago: è indubbiamente affascinante ciò che Dorn evidenzia circa la mente umana e le sue incredibili ed imprevedibili capacità di mettere a tacere dei traumi impossibili da gestire, pressandoli e spingendoli a forza negli angoli più bui. È in grado addirittura di creare una tabula rasa sotto cui nasconderli, e su cui costruire realtà più accettabili. Il problema sorge quando queste realtà "artificiali" si sgretolano, facendo uscire ciò che era contenuto in quel denso buco nero, a causa di un trigger: un dettaglio, una cosuccia, un elemento apparentemente banale in grado però di innescare un'esplosione a catena che manda all'aria la nostra sanità mentale.
Su questo, appunto, nulla da eccepire. Il problema è che questo thriller non mi ha catturata come avrebbe dovuto. Più che ansia ed inquietudine, provate nemmeno troppo intensamente in un paio di passaggi all'inizio, ciò che ho davvero avvertito durante la lettura è stato vero e proprio disagio. Se l'intenzione dell'autore era proprio questa, bersaglio centrato in pieno. Se l'intento era quello di terrorizzare... meh. Non proprio.
Innanzitutto l'impressione è che manchino dei passaggi necessari alla comprensione di ciò che sta accadendo, o di ciò che la protagonista sta provando in determinati momenti, e questo avviene sia nello svolgersi della storia sia alla fine, quando tutti gli incasinatissimi pezzi del puzzle dovrebbero andare al loro posto.
Inoltre - ma spero sia solo perché credevo che il romanzo stesse andando in una direzione diversa - mi è sembrato che Ellen seguisse dei ragionamenti troppo forzati, non del tutto chiariti con la risoluzione del caso. Dopo l'aggressione dell'Uomo Nero, ad esempio, non sembra sconvolta come sarebbe naturale essere, ed userei un eufemismo definendo avventato ed irresponsabile il suo comportamento da quel momento in poi.
È il mio primo approccio con Wulf Dorn, e credo che ne La psichiatra, suo libro d'esordio, sia abbastanza evidente uno stile ancora immaturo e un po' banalotto, che spero si sia affinato nei suoi lavori successivi. Se avete letto altro di quest'autore (soprattutto Incubo e Gli eredi, che mi sconfinferano abbastanza), fatemi sapere nei commenti se i suoi lavori più recenti sono migliori, e anche cosa ne pensate di questo suo primo libro.
Intanto vi lascio con una piccola novità, un'ideuzza frivola venutami mentre spulciavo Polyvore: Ellen è una giovane donna, sportiva, amante dei gatti, fragilissima sotto la sua scorza dura... ed ecco come me la sono immaginata! Che dite, corrisponde? 😄
Voto
L'autore
Wulf Dorn è nato nel 1969. Ha studiato lingue e per anni ha lavorato come logopedista per la riabilitazione del linguaggio in pazienti psichiatrici. Vive con la moglie e il gatto vicino a Ulm, in Germania. In Italia Corbaccio ha pubblicato con grande successo La psichiatra, che è diventato un bestseller grazie al passaparola dei lettori, Il superstite, Follia profonda, Il mio cuore cattivo e Phobia.
2 commenti
Letto per caso il mese scorso.
RispondiEliminaUn lavoro godibile che scorre rapido, ma nulla di più.
Non credo leggerò altro dell'autore, anche perché il giallo non è uno dei generi che preferisco.
Ha fregato tutti!!
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