A New Week Incipit 📖 Middle England - Jonathan Coe

By - 11.12.18
TBS The Book Seeker A New Week Incipit
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Anche se con un giorno di ritardo, gli auguri per una buona settimana valgono lo stesso, soprattutto se accompagnati da un nuovo incipit: per l'A New Week Incipit di questa settimana ho scelto Middle England di Jonathan Coe, arrivato in libreria il 15 novembre per Feltrinelli.

Buona lettura sia dell'inizio che della scheda completa di trama di questo romanzo e delle info sull'autore e, mi raccomando, fatemi sapere se vi è venuta voglia di recuperarlo! 📖

Incipit

Aprile 2010

Il funerale si era concluso e anche il ricevimento stava volgendo al termine. Benjamin decise che era arrivato il momento di andare.
“Papà,” disse. “È ora di muoversi.”
“Bene,” disse Colin. “Vengo con te.”
Si diressero verso la porta e riuscirono a filarsela senza salutare nessuno. Le strade del villaggio erano deserte e silenziose sotto il sole del tardo pomeriggio.
“Non dovremmo sparire così,” disse Benjamin, voltandosi a lanciare un’occhiata incerta verso il pub.
“Perché no. Ho scambiato qualche parola con tutti quelli che mi interessavano. Su, portami alla macchina.”
Benjamin lasciò che suo padre gli prendesse il braccio e lo stringesse appena per essere più stabile. Con incredibile lentezza si diressero a piccoli passi verso il parcheggio del pub.
“Non voglio andare a casa,” disse Colin. “Non ce la faccio senza di lei. Portami da te.”
“Certo,” rispose Benjamin con il cuore pesante. La visione in cui si era cullato, fatta di solitudine, meditazione, un bicchiere di sidro gelato seduto al vecchio tavolo di ferro battuto, il mormorio del fiume che si increspava nel suo fluire senza tempo, sparì, dissolvendosi nel cielo pomeridiano. Comunque andava bene così. Quel giorno il suo dovere era occuparsi di suo padre. “Vuoi fermarti a dormire questa notte?”
“Sì,” disse Colin, senza ringraziare. Ormai non lo faceva più.

C’era traffico e per arrivare a casa Benjamin impiegò almeno un’ora e mezzo. Attraversarono il cuore dell’Inghilterra, seguendo il corso del fiume Severn, passando per le cittadine di Bridgnorth, Alveley, Quatt, Much Wenlock e Cressage, un viaggio placido, anonimo, in cui gli unici segni distintivi erano le stazioni di servizio, i pub e i vivai, mentre i cartelli marroni che indicavano le attrazioni turistiche proponevano al viaggiatore annoiato tentazioni lontane come parchi nazionali, dimore storiche e qualche orto botanico.
L’ingresso a ogni villaggio era contrassegnato da un cartello che ne riportava il nome e da un numero lampeggiante corrispondente alla velocità di crociera, accompagnato da un avviso che, nel caso di Benjamin lo invitava a rallentare.
“Questi autovelox sono un incubo,” disse Colin. “Gli stronzi che li hanno messi pensano solo a spennarci.”
“Lo fanno per prevenire gli incidenti,” disse Benjamin.
Suo padre grugnì con aria scettica.
Benjamin accese la radio, sintonizzata come al solito su Radio 3. Fu fortunato: il brano che veniva eseguito in quel momento era il Lento del Trio per pianoforte di Fauré. I contorni malinconici e discreti della melodia sembravano non solo un accompagnamento adatto al ricordo di sua madre che gli riempiva la mente quel giorno (e forse anche quella di Colin), ma rispecchiavano le curve morbide della strada e il verde mutevole del paesaggio che stavano attraversando. Il fatto che la musica fosse innegabilmente francese non contava molto rispetto al suo significato profondo e al suo essere in sintonia con i sentimenti di Benjamin. Quel Trio per pianoforte lo faceva sentire a casa.
“Non ne posso più di quel chiasso,” disse Colin. “Non possiamo ascoltare il notiziario?”
Benjamin lasciò proseguire la musica per altri trenta o quaranta secondi, poi si sintonizzò su Radio 4. Era in corso il lungo giornale radio, la versione pomeridiana completa di approfondimenti e interviste, e subito si trovarono immersi in un combattimento gladiatorio tra l’intervistatore e il politico di turno. Tra una settimana ci sarebbero state le elezioni. Colin avrebbe votato per i conservatori, come aveva sempre fatto a partire dal 1950, mentre Benjamin era indeciso come al solito, a parte il fatto che questa volta aveva pensato di non votare. Niente di quello che avrebbero sentito alla radio nei prossimi sette giorni avrebbe fatto la minima differenza. Lo scoop della giornata consisteva in una frase del primo ministro Gordon Brown che si batteva per la rielezione e in un fuori onda aveva descritto una potenziale sostenitrice come “una bigotta”, un incidente che i media stavano cavalcando con entusiasmo.
“Il primo ministro ha rivelato la sua vera faccia,” stava dicendo un parlamentare del Partito conservatore in tono pimpante. “Chiunque esprima delle preoccupazioni più che giustificate per lui è un bigotto. Ecco perché non siamo mai riusciti a discutere seriamente sull’immigrazione in questo paese.” “Ma anche Mr Cameron, il vostro leader, è altrettanto riluttante...”
Benjamin spense la radio senza fornire spiegazioni. Per un po’ proseguirono in silenzio.
“Lei non sopportava i politici,” disse Colin, facendo emergere una linea di pensiero sotterranea, senza bisogno di specificare a chi si riferiva con quel “lei”. Parlava piano e la sua voce era carica di rimpianto e di emozioni represse. “Era convinta che fossero tutti ugualmente pessimi. Una massa di imbroglioni, uno per l’altro. Truccano le note spese, non dichiarano quello che guadagnano e hanno le mani in pasta in mille faccende.”
Benjamin annuì, ricordando che in realtà era lo stesso Colin e non la sua defunta moglie a essere ossessionato dalla venalità dei politici. Era uno dei pochi argomenti che riuscivano a renderlo loquace, lui, abitualmente così silenzioso, e forse valeva la pena di incoraggiarlo a parlare per distoglierlo da pensieri più dolorosi. Ma l’idea stessa provocò in Benjamin un senso di ribellione. Quel giorno avevano detto addio a sua madre e lui non aveva intenzione di permettere che la solennità dell’occasione venisse rovinata dalle filippiche di suo padre.
“Quello che mi è sempre piaciuto della mamma è che non diventava mai astiosa,” disse, cercando di spostare il discorso. “Se c’era qualcosa che disapprovava, piuttosto che adirarsi si intristiva.”
“Sì, era un’anima gentile,” convenne Colin. “Una bella persona.” Non disse altro, ma dopo qualche secondo estrasse un fazzoletto stropicciato dalla tasca dei calzoni e si asciugò gli occhi con un gesto lento e meditato.
“Non sarà facile stare da solo,” commentò Benjamin. “Ma sono sicuro che ce la farai.”
“Cinquantacinque anni insieme,” osservò Colin, fissando il vuoto.
“Lo so, papà. Sarà dura. Ma Lois abita vicino e nemmeno io sto tanto lontano.”
Proseguirono in silenzio.
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Jonathan Coe • Middle England

Middle England Jonathan Coe romanzo Feltrinelli
Feltrinelli • 15 novembre 2018 • 398 pagine
brossura € 19.00 • eBook € 9.99
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L'autore

Scrittore inglese, Jonathan Coe ha svolto molte attività: insegnante di poesia inglese all'università di Warwick, musicista semiprofessionista, correttore di bozze, giornalista e scrittore freelance. E' considerato uno dei più promettenti talenti narrativi inglesi e si distingue per l'originalità dei suoi racconti e l'acuto spirito contro le contraddizioni della società inglese. È stato autore di biografie: di Humphrey Bogart e di James Stewart (pubblicate in Italia da Gremese editore). Ha scritto i romanzi: La famiglia Winshaw (1995), Questa notte mi ha aperto gli occhi (1996), La casa del sonno (1998), L'amore non guasta (2000), La banda dei brocchi (2002), Donna per caso (1985-2003), Caro Bogart (2009), I terribili segreti di Maxwell Sim (Feltrinelli 2010), Come un furioso elefante. La vita di B. S. Johnson in 160 frammenti (Feltrinelli 2011), Numero undici (Feltrinelli 2016).

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