Bonjour!
Da oggi in libreria ci sono due interessantissime nuove uscite fresche fresche edite da Iperborea, casa editrice che porta in Italia la letteratura nord-europea, dai classici alla narrativa contemporanea.
In più, per chi sarà a Milano per il BookCity 2015, qui ci sono tutte le info per la quarta edizione del Milano Book Party, che Iperborea ha organizzato insieme con altre case editrici indipendenti!
In più, per chi sarà a Milano per il BookCity 2015, qui ci sono tutte le info per la quarta edizione del Milano Book Party, che Iperborea ha organizzato insieme con altre case editrici indipendenti!
(E io rosico.)
● Autore: Kaj Munk
● Titolo: La parola
● Editore: Iperborea
● Collana: Narrativa
● Collana: Narrativa
● Data di pubblicazione: 23 ottobre 2015
Esce per la prima volta in Italia il testo del grande drammaturgo e giornalista danese Kaj Munk, che folgorò Carl Dreyer a Copenaghen nel 1932 e da cui fu tratto l’omonimo capolavoro Ordet – La parola, vincitore del Leone d’Oro e del Golden Globe come miglior film straniero.
Kaj Munk, scrittore e pastore della Chiesa danese, uomo di teneri sentimenti ma di fede vigorosa nella Parola biblica, capace di essere «più forte della morte», è considerato un martire della resistenza danese e fu rapito e assassinato dagli occupanti nazisti per aver predicato una Chiesa non asservita al potere e un cristianesimo in antagonismo con le forze nemiche della libertà: «Non vi sono che due modi di servire il nemico di Dio, e non si sa quale sia il più pericoloso: uno consiste nell’essere attivi nel male, l’altro nell’essere inerti nel bene». Se si pensa che a compiere l’azione furono i membri del «gruppo Skorzeny», il commando autore della spettacolare liberazione di Mussolini sul Gran Sasso, che vennero inviati da Berlino su diretto ordine di Himmler, ci si rende conto di quanto Kaj Munk, i suoi scritti e le sue prediche, fossero considerati un pericolo per il terzo Reich. La Parola è il suo dramma più noto e racconta la pietà religiosa in una comunità contadina danese all’inizio del Novecento, ma soprattutto il contrasto tra la fede vera di Johannes, una sorta di «idiot de la famille» che va in giro a parlare di miracoli e di resurrezione dei morti, e la fede più convenzionale del pastore del villaggio e degli altri componenti della piccola comunità. Il tema centrale del dramma è proprio la possibilità, attraverso la fede, di veder operati miracoli anche ai giorni nostri, un’eventualità comunemente accettata nel mondo cattolico, dura da ammettere in quello protestante. In fondo, i miracoli non si verificano più perché non ve n’è più bisogno o forse perché non v’è più fede?
● Autore: Arto Paasilinna
Kaj Munk, scrittore e pastore della Chiesa danese, uomo di teneri sentimenti ma di fede vigorosa nella Parola biblica, capace di essere «più forte della morte», è considerato un martire della resistenza danese e fu rapito e assassinato dagli occupanti nazisti per aver predicato una Chiesa non asservita al potere e un cristianesimo in antagonismo con le forze nemiche della libertà: «Non vi sono che due modi di servire il nemico di Dio, e non si sa quale sia il più pericoloso: uno consiste nell’essere attivi nel male, l’altro nell’essere inerti nel bene». Se si pensa che a compiere l’azione furono i membri del «gruppo Skorzeny», il commando autore della spettacolare liberazione di Mussolini sul Gran Sasso, che vennero inviati da Berlino su diretto ordine di Himmler, ci si rende conto di quanto Kaj Munk, i suoi scritti e le sue prediche, fossero considerati un pericolo per il terzo Reich. La Parola è il suo dramma più noto e racconta la pietà religiosa in una comunità contadina danese all’inizio del Novecento, ma soprattutto il contrasto tra la fede vera di Johannes, una sorta di «idiot de la famille» che va in giro a parlare di miracoli e di resurrezione dei morti, e la fede più convenzionale del pastore del villaggio e degli altri componenti della piccola comunità. Il tema centrale del dramma è proprio la possibilità, attraverso la fede, di veder operati miracoli anche ai giorni nostri, un’eventualità comunemente accettata nel mondo cattolico, dura da ammettere in quello protestante. In fondo, i miracoli non si verificano più perché non ve n’è più bisogno o forse perché non v’è più fede?
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● Titolo: Il liberatore dei popoli oppressi
● Editore: Iperborea
● Collana: Narrativa
● Collana: Narrativa
● Data di pubblicazione: 23 ottobre 2015
È a una riunione di Amnesty International che Viljo Surunen, emerito glottologo di Helsinki, incontra la dolce maestra di musica Anneli Immonen: tra i due idealisti dal cuore generoso non può che scattare la scintilla dell’amore, cementata dalla reciproca promessa di salvare i prigionieri politici di tutto il mondo. Ma nonostante le lettere di protesta di cui inondano i dittatori di tre continenti, nessuno si ravvede: i diritti umani continuano a essere spudoratamente calpestati e neppure il loro protetto, il professor Ramón López, da anni ingiustamente detenuto, vede cambiare la sua sorte. Surunen decide di passare all’azione: andrà lui stesso a liberarlo nel Morterey, dove un despota senza scrupoli, asservito agli americani, ha instaurato uno dei peggiori regimi militari del Centroamerica. Missione impossibile, tranne che per i personaggi di Paasilinna, che oltre a una vitalità debordante e a un’inventiva a tutto campo, trovano a soccorrerli i più strampalati aiutanti, che sia un pinguinista russo, un reporter alcolizzato, un vescovo ribelle o un campanaro montanaro. Ma come se la caverà l’instancabile glottologo quando, dalle rocambolesche avventure centroamericane, si ritroverà in Delatoslavia, nell’Europa dell’Est, alle prese con dissidenti rinchiusi in manicomio? Fascisti o comunisti, l’ironica denuncia di Paasilinna non fa sconti a nessun tipo di regime totalitario. L’autore conosce la geopolitica e, se l’ingenuità è voluta, l’umorismo garantito e l’improbabilità parte del fascino del romanzo, la sofferenza dei popoli, la corruzione del potere e la follia dei dittatori restano irrimediabilmente reali. E si può sempre sperare che una risata li seppellirà.
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